IL FONDO DI STORIA LOCALE
DELLA BIBLIOTECA DEL SENATO

La Biblioteca del Senato, a partire dalla propria costituzione (1848), ha riservato particolare interesse all’acquisizione - retrospettiva e corrente - delle opere relative alla storia locale italiana. Questa vocazione deriva in massima parte dalla connotazione intellettuale dei senatori del Regno, i cui requisiti per la nomina coincidevano quasi sempre con l’appartenenza ad un ceto colto, e dalla importanza attribuita nella cultura italiana post-unitaria a questo ambito disciplinare. La contemporanea costituzione del fondo degli Statuti comunali e corporativi medievali ha indirizzato in particolare la politica delle accessioni verso il settore delle edizioni di fonti e documenti, tanto che oggi la collezione di Statuti della Biblioteca del Senato costituisce uno dei più importanti fondi statutari italiani, sia dal punto di vista qualitativo (storico-testuale, bibliologico), che da quello quantitativo.
La nozione di storia locale è - con riferimento al paradigma attuale - assai ampia sia nella dimensione disciplinare (vi concorrono storia, economia, sociologia, diritto), sia in quella temporale (dai primi insediamenti ad oggi), sia nella tipologia delle fonti (non solamente scritte). Questa nozione è evidentemente adottabile da parte di una biblioteca locale che costituisca la memoria - in collegamento con altre strutture quali gli archivi - di una città. La Biblioteca del Senato, che in qualche modo rappresenta una biblioteca nazionale per la storia locale, anche in virtù del deposito obbligatorio degli stampati pubblicati da enti pubblici o con finanziamento pubblico (l. 374/1939), ha adottato fin dall’inizio un disegno disciplinare più circoscritto, limitando le proprie acquisizioni a:
1) monografie generali dedicate alla storia di una città/località (escludendo compilazioni del tutto prive di utilità, ma includendo anche contributi di scarso valore scientifico se contenenti una ricostruzione evenemenziale non altrimenti nota);
2) monografie speciali, contributi in opere collettive ed in pubblicazioni periodiche, dedicati alla storia evenemenziale, politica e giuridica locale pubblica o privata;
3) edizioni (sotto qualsiasi forma: citazione nel testo, appendice a monografia, contributo autonomo in opere collettive e/o pubblicazioni periodiche) di fonti normative locali medievali e moderne, ossia tutte quelle pubblicazioni che vanno tradizionalmente ad arricchire la Raccolta degli Statuti, Consuetudini, Leggi, Decreti, Ordini e Privilegi dei Comuni, delle Associazioni e degli Enti locali italiani dal Medioevo alla fine del secolo XVIII;
4) edizioni (come sopra ma con un grado di copertura non esaustivo) di fonti per la storia locale evenemenziale, politica, istituzionale.
Il limite cronologico a quo è costituito, per le opere di storia locale, dalla caduta dell'Impero romano d'Occidente, e, per gli Statuti, dalla pace di Costanza (1183), il termine ad quem per entrambi dall’invasione napoleonica in Italia.

Per informazioni sui fondi speciali (Statuti, Legislazione antichi Stati, Dalmata, Storia locale) rivolgersi all'Ufficio centrale per la gestione dei fondi speciali (Sandro Bulgarelli, tel. 2148).